“Caro staff,

ho vissuto con molta emozione il viaggio (forse troppa, visto che oggi ho un piccolo crollo fisico). Desideravo partecipare a questo tour per vedere, sentire, cercar di capire ed effettivamente ho visto posti indescrivibili. Assicuro che un conto è “vedere” tramite i mass media i luoghi visitati, altra cosa è sentire i loro odori, i profumi, la loro vitalità e chiedersi in continuazione: perché è successo tutto quanto abbiamo appreso dalle parole del nostro accompagnatore? Non posso scordare Mostar, il suo ponte – denso di significato – ed il suo centro; i bellissimi centri minori di Pocjteli e di Blagaj; il pugno sullo stomaco che ho preso a Stolac, nel vedere quel bambino rom, a piedi scalzi, che ti guardava con un sorriso. Per non parlare di Sarajevo, ma qui ogni parola è inutile. Come scordare quelle vecchine sedute intorno alla fontana, a godersi i raggi del sole, nel centro minore dove ci siamo permessi un panino durante il trasferimento verso Tuzla.

Ho tralasciato Potocari: il memoriale, il museo. Dopo aver visto il memoriale sono sbottato: “Questa è la massima espressione dell’uomo bestia!”. Ma l’accompagnatore mi ha corretto: “No, chi ha compiuto tutto questo sono dei criminali che in qualche altra parte del mondo stanno perpetuando gli stessi crimini. Non siamo di fronte al male assoluto, non siamo di fronte al diavolo!”. E dopo aver visto il museo sono giunto alle sue considerazioni. Mai più!  Qualcuno, o meglio in molti, hanno gridato al termine dei massacri della seconda guerra mondiale. Parole al vento! Ma a vedere il memoriale ed il museo ero un po’ preparato. Certo, quando vedi quel che abbiamo visto e sentito, ti si abbatte ogni barriera difensiva. Durante il tour ho cercato di non perdere una parola delle nostre bravissime guide e accompagnatori.

Ma oggi il mio pensiero va alle donne delle quattro associazioni che abbiamo incontrato. Qualcuna ha perso il marito, i figli, i parenti. Qualcuna avrà subito violenze fisiche, forse non ha nessun caro a questo mondo. Eppure si occupano degli orfani, di mettere insieme pranzo e cena per sé stesse e per gli altri. Si “inventano” un’attività laddove non c’è niente. Abbandonereste la vostra terra, la vostra casa che avete riavuto, dopo un decennio da sfollate, con mille difficoltà? Non ho sentito risposte positive. Come fanno? Al loro posto avrei cercato la strada del ricongiungimento ai miei cari. Eppure danno, collaborano, anche quando per qualcuna si prospettano pochi mesi di vita. Ma come fanno? La domanda martella la mia mente! Sì, solidarietà, non hanno alternative. Questo viaggio in Bosnia è stata una vera e propria esperienza di vita che mi ha permesso di riempirmi gli occhi ed il cuore di immagini che mi accompagneranno per il resto della mia vita.

Per questo vi sono riconoscente e vi ringrazio.”

La Bosnia Erzegovina è una terra insieme rigogliosa e aspra, affascinante, unica da un punto di vista naturalistico e architettonico, abitata da persone accoglienti, capace di sorprendere con il calore umano, il cibo squisito e i dolci famosi in tutto il mondo.

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